La presenza del “vino” sul web italiano è piuttosto variegata. Avere un sito su internet è facile ma non basta. Vediamo perchè.
Un mito che va decisamente sfatato è che “basta andare sul web” per fare affari. Non è affatto vero. E non perchè sia difficile o peggio impossibile. E’ solo che l’atterraggio di un’azienda vinicola su internet deve essere accompagnata da un progetto di medio termine e sostenuta da quella che forse costituisce oggi (e tanto più oggi con una crisi economica globale nient’affatto conclusa) una brutta parola: budget. Solo decidendo obiettivi, desideri e cifre, all’interno di un piano di sviluppo integrato che veda insieme azioni online e offline, si può davvero trasformare il web in una seria possibilità di business.
Al momento in cui scriviamo queste note, quasi la totalità dei produttori di vino (oltre a qualche enoteca e sito di e-commerce agroalimentare) ha un proprio sito web. Una situazione in linea perfetta con i dati nazionali che ci riferiscono di circa 6 aziende su 10 dotate di un proprio sito web. Ma si tratta di una presenza online puramente “istituzionale” (spesso negativamente autoreferenziale), poco adatta alle nuove forme di marketing e comunicazione.
Non per niente da alcuni anni ormai si parla in modo sempre più deciso di “internet marketing” come una branca specialistica del marketing tradizionale, di cui naturalmente è parte integrante. Pensare di adottare tecniche e azioni “tradizionali” sul web porterà senz’altro al fallimento di qualsiasi iniziativa.
Bisogna intraprendere azioni che presuppongono un concetto di “visibilità online” che non va confuso con la semplice “presenza online”: tra migliaia di pagine che parlano di vino, il “nostro” sito web è come un “ago nel pagliaio”. In queste condizioni non è semplice farsi trovare. E sempre che… i motori di ricerca siano in grado di “leggere” le pagine del nostro sito!
Una buona presenza sul web dipende quindi dalla qualità del sito: tecnologia e contenuti utilizzati per realizzarlo sono di fondamentale importanza. Un motore di ricerca simula il comportamento di un “essere umano”: solo se è in grado di trovare contenuti e testi comprensibili, sarà in grado di “indicizzare” le varie pagine e far si che le stesse siano rintracciabili dagli utenti (e potenziali clienti) utilizzando “parole chiave” specifiche. Per andare sul pratico, se un sito è fatto di immagini e impiega in modo massiccio tecnologie come flash o javascript, si rischia di non essere quasi del tutto visibili ai motori di ricerca, e quindi agli utenti. Una frase inserita all’interno di un’immagine, infatti, non è comprensibile da un motore di ricerca, che tenderà a scartarla. E con essa le eventuali “parole chiave” con le quali un sito è normalmente raggiungibile attraverso una semplice ricerca.
Internet oggi sta imponendo un cambiamento radicale nella comunicazione e nel marketing. Sono entrati in gioco nuovi strumenti, i social media prima di tutto. Sono entrati in gioco i consumatori, che adesso diventano utenti, fanno informazione e si informano prima di ogni acquisto, creano contenuti, diffondono opinioni e condividono foto e video. Sono entrati in gioco, quindi, consumatori attivi.
Il settore “food & wine” è uno di quelli che maggiormente, negli ultimi mesi, ha visto in Italia una vivacità innovativa in operazioni di social marketing.
Perché? Molto probabilmente perché il mangiare e il bere bene fanno parte della cultura italiana e sono per il 65% degli italiani un piacere da condividere con gli altri. Ecco allora la parola d’ordine: condividere con gli altri. E’ qui la chiave del successo delle operazioni di internet marketing legate al cibo e al vino.
Questo presuppone che un’azienda, vinicola nel nostro caso, cambi radicalmente quelle che erano le vecchie e care abitudini di marketing e comunicazione. Quelle regole, ce lo siamo già detti, non valgono più!
I social media hanno introdotto nuovi elementi come la partecipazione, la conversazione, le relazioni, la rete, intorno ad interessi comuni. Ma perché un’azienda vinicola dovrebbe lanciarsi in questo nuovo mondo? Ecco alcuni dei motivi principali:
L’edizione completa di questo articolo è stata pubblicata sul n.1/2010di Messaggi in Bottiglia, la rivista ufficiale dell’Associazione Italiana Sommelier della Puglia